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Lesa: a spasso nel borgo

Percorrendo la Strada Statale 33 del Sempione in direzione nord-confine di stato, passata Arona e Meina arriviamo a Solcio, piccola frazione di Lesa, che sorge sulle rive del Lago Maggiore.
Qui, se avete a disposizione anche pochi minuti, merita sicuramente una visita la sua parrocchiale Chiesa di San Rocco, fatta costruire in forme neoclassiche dal filantropo locale Felice Borroni nella prima metà del XIX secolo su progetto dell'intrese Bartolomeo Franzosini, con affreschi nei pennacchi della cupola (i quattro Evangelisti) di Gerolamo Induno.
Proseguendo sulla statale giungiamo a Lesa, il più settentrionale dei comuni della provincia di Novara che sorgono in riva al Lago Maggiore. Vi suggeriamo una piacevole passeggiata all’interno del suo borgo, dove potrete scoprire interessanti bellezze e curiosità degne di un pomeriggio sul Lago Maggiore.

Parcheggiando sul lungo lago all’inizio del paese, ci troviamo alle spalle il borgo intensivamente.
Qui da visitare Villa Tadini, recintata da un'elegante cancellata liberty e tenuemente posata in cima ad uno scenografico parco dai begli esemplari arborei. Si dipartono da qui alcuni angusti vicoli in salita che separano i vecchi quartieri formati da case e palazzi di tre-quattro piani, serrati l'un l'altro strettamente. Qua e là sotto la crosta degli intonaci si indovinano elementi tre-quattrocenteschi (portali, pilastri, paramenti murari, ecc.).
Incrociando la via Pizzi, che fiancheggia l'isola del Pretorio (così definita nel catasto del 1863 perché residenza del pretore ovvero podestà di Lesa e Vergante, ed oggi ancora sede comunale), si giunge al cospetto di un vetusto edificio rimodernato: il vecchio castello. La sua età appare evidente per il muro a scarpa in blocchi di pietra a vista, per i resti di una finestra medievale murata, mentre moderni sono i merli, la finestra in cotto e l'ingresso. Alla sinistra del castello la piazzetta è stata ricavata dalla demolizione della chiesa di S. Bernardino, già citata nel 1590, demolizione risalente ai nostri anni '50. Attraverso via alla Fontana si raggiunge la Sala Manzoniana, piccolo museo ubicato sul retro di Villa Stampa, che custodisce cimeli del grande scrittore insieme a quelli del commediografo lesiano d'adozione, Giulio Carcano e del filosofo Antionio Rosmini. Villa Stampa, oggi sede bancaria, ma nell'Ottocento dimora di villeggiatura, ospitò per molte stagioni, dal 1839 al 1857, il Manzoni, che in seconde nozze aveva sposato Teresa Borri vedova Stampa.

Scendiamo al paese e visitiamo S. Martino, la parrocchiale, la cui prima notizia risale al 1224, quando vi venne siglata un'importante alleanza fra nobili e l'arcivescovo di Milano. Ma la sua struttura romanica sembra preesistente. Dal piazzale su cui si specchia una Via Crucis novecentesca (Vanni Rossi, 1936), si intuisce la struttura romanica del campanile e la pianta a tre navate della chiesa. Data la ricchezza del borgo e delle sue principali famiglie, il tempio fu dotato di pregevoli arredi. Nella navata di sinistra dopo il fonte battesimale si ammira un affresco quattro-cinquecentesco di Madonna in trono e Santi, qui riportato nel 1677, ed un altare alla Madonna del Rosario. Il gruppo ligneo del S. Martino risale al 1889. Nel Villino Noseda, a destra del sagrato, nel 1940 si è rinvenuta una moneta aurea romana; sotto la sacrestia, una serie di tombe in pietra d'età imprecisata.

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parrochiale San Martino