Quella che sto per raccontarvi è una storia a metà tra leggenda e realtà, una storia misteriosa, ricca di magia. Ad Angera, ed esattamente in quella “Tana del lupo” situata sulla strada che porta alla Rocca Borromeo, un giorno di tanti anni fa un pastore, con le sue pecore, fu improvvisamente attratto da un fascio luminoso che proveniva dall’interno della grotta. La luce era bianca, forte, con delle venature perlate che, unite alla bellezza della natura circostante, creavano un luogo mistico. Il contadino lasciò un attimo le sue pecore e si avvicinò alla grotta. La scia luminosa conduceva proprio lì, al suo interno, dove tra graffiti di età paleocristiana ed immagini particolari, proveniva anche una suadente voce.
“Vieni”, gli disse “Avvicinati ancora”. Il pastore, combattuto tra la paura e quella voce suadente, non seppe inizialmente cosa fare. Guardò le sue pecore, al di fuori dell’antro e poi rivolse lo sguardo verso il fascio di luce che diventava sempre più luminoso. ‘Qualcosa di così bello non poteva essere malvagio’ pensò tra sé mentre si avvicinava sempre di più ad una cavità ancora più interna. Ad un tratto la luce si affievolì e l’uomo intravide figure di donne belle, giovani e con abiti leggeri, impalpabili. “Vieni da noi. Sei stato tu il prescelto”.
Era tutto un sogno. Non poteva essere che così. La grotta, le fanciulle danzanti, il fascio di luce. Solo un magico sogno. Eppure, strizzando gli occhi, lo scenario non cambiava. Le fanciulle erano ancora lì e stavolta una di loro si avvicinò al pastore lentamente. “Sei il prescelto. Ogni cento anni si apre un varco tra il nostro mondo e il vostro. E tu puoi scegliere di venire con noi”.
Il pastore era ancora sbalordito. “Ma siete delle fate?”. “Sì”, rispose una delle fanciulle. “Se vieni con noi potrai dire addio ad un mondo che non ti ha ancora offerto nulla e potrai vivere, felice, con la donna che vedi laggiù”. Il pastore si sporse e l’immagine che vide lo lasciò senza fiato. Una donna bellissima, la più bella che avesse mai visto, era distesa su di un letto di fiori, con morbidi riccioli d’oro e labbra color pesca. “Potrai vivere con noi, con lei”, disse la fata.
Il pastore era ancora scettico. Aveva imparato, in un mondo di umani, che non era saggio fidarsi di tutte le parole delle donne, soprattutto di quelle più belle. “Devi decidere ora.” Continuò la fata “Il varco sta per chiudersi. Presto, scegli! Se rimani qui, in questa terra, ti offriremo un campanello d’oro per il tuo gregge.”
La scia luminosa si fece sempre più sottile fino a quando scomparve. Ed il pastore, inerme, rimase al buio nella grotta, con il campanello d’oro tra le mani. Uscì dall’antro e ritrovò le sue pecore, proprio dove le aveva lasciate. “Andiamo a casa” disse.
Nei mesi seguenti le sue pecore crebbero, divennero le più belle del paese e il campanello d’oro gli portò davvero fortuna. Eppure la sua mente era sempre rivolta a lei, a quella incantevole donna che aveva visto su quel letto. Forse le fate non erano così malvagie, forse davvero avrebbero cambiato la vita del giovane pastore.
Gli capitava non di rado di passare davanti alla “tana del lupo” eppure era tutto così silenzioso, così spento, così umano. L’uomo ricordò la frase detta dalla fata “Ogni cento anni” e pianse. Pianse di delusione, pianse di dolore, pianse per quell’amore che avrebbe potuto vivere se non fosse stato così malfidato. Asciugandosi le lacrime, poi, guardò il suo gregge e pensò che nulla di tutto quello sarebbe valso senza l’amore della sua vita accanto.
La vita giocosa,
la vita burlona,
la vita che ti offre le sue possibilità.
La vita che ti attira,
la vita che ti toglie,
la vita che è vita, comunque tu la viva.
in Cantastorie
Nov09
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